Onorevoli Colleghi! - I centri anziani sono oramai una grande realtà nel nostro Paese, tanto da essere presenti in quasi tutti i comuni, nelle grandi, medie e piccole città e anche in ogni quartiere, circoscrizione, rione. Essi sono per lo più organizzati e gestiti in autonomia dalle stesse persone anziane, attraverso statuti propri o definiti dalle municipalità, eventualmente nell'ambito di norme e di leggi regionali. Molti centri anziani aderiscono ad associazioni nazionali di promozione sociale, ricevendone benefìci e tutele, oltre che servizi e rappresentanza. La loro funzione di socializzazione e di promozione sociale, culturale e civile e di solidarietà sociale si dispiega in numerose e varie attività alle quali si dedicano per libera scelta e gratuitamente le stesse persone anziane presidenti dei centri, componenti dei direttivi, semplici iscritti.
      È altresì noto l'impegno crescente delle persone anziane in attività solidali e la loro disponibilità a partecipare a progetti di utilità sociale, civile e culturale (la vigilanza davanti alle scuole, nei parchi pubblici, eccetera).
      Alcune delle attività svolte hanno spesso implicazioni economiche, finanziarie e commerciali, che godono di trattamenti agevolati o di esenzioni fiscali parziali o totali (decreto legislativo n. 460 del 1997, in materia di enti non commerciali e di organizzazioni non lucrative di utilità sociale; legge n. 383 del 2000, recante disciplina delle associazioni di promozione sociale; legge n. 135 del 2001, recante riforma della legislazione nazionale del turismo. È il caso della somministrazione di bevande e di alimenti, del gioco della tombola e di altri giochi a premi per la raccolta di fondi, nonché della organizzazione del turismo sociale e degli spettacoli.
      Altre attività invece, pur onerose, non godono di agevolazioni né fiscali, né tributarie, gravando eccessivamente sulle scarse risorse di cui i centri stessi dispongono. È il caso del canone per l'abbonamento

 

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alla radiotelevisione, dell'imposta sugli intrattenimenti pagata alla Società italiana degli autori ed editori (SIAE), del pagamento dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) sugli acquisti di beni, servizi e strumenti indispensabili alle attività dei centri, come alimenti e bevande, televisori, arredi (scrivanie, sedie, armadi, banconi-bar, scaldavivande, frigoriferi, computer e relativi programmi), eventuale affitto di locali (casuale e permanente), utenze di energia di acqua, di gas e di telefono.
      Per quanto riguarda le attività di utilità sociale e civile svolte dai centri anziani (aderenti alle associazioni nazionali di promozione sociale iscritte nel registro nazionale) in convenzione con gli enti pubblici, si riscontra una difficoltà nei trattamenti di rimborso spese, cosiddetti «forfetari», che non vanno in alcun modo considerati come remunerazione o reddito, ma che sono funzionali alla facilitazione della partecipazione degli anziani (trasporto, sostentamento sul luogo di impegno, rappresentanza, eccetera) e alla effettuazione delle stesse attività. Con questo scopo e con modalità chiare e inequivocabili questi «rimborsi» vanno trattati come fiscalmente esenti e non costitutivi di reddito entro una fascia massima mensile o annuale e quindi non cumulabili con altri redditi ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche. La norma in questione nulla ha a che fare con il volontariato e la sua relativa legge (n. 266 del 1991) che parla di rimborsi delle spese effettivamente sostenute e documentate.
      Le minori entrate per l'erario saranno abbondantemente compensate dalla reale riduzione di spese sociali e sanitarie derivante dall'accresciuto livello del benessere fisico e psichico delle persone anziane. Una quantificazione di tale riduzione potrà in ogni caso essere misurata (specie per quanto concerne l'IVA) solo dopo una prima fase attuativa di almeno tre anni. Per quanto concerne invece la eliminazione del canone RAI e dell'imposta SIAE, la quantificazione può già oggi essere verificata alla fonte, facendo poi ricorso per le compensazioni all'apposito «Fondo speciale» del Ministero dell'economia e delle finanze.
      L'articolato che segue intende corrispondere a queste esigenze, con la consapevolezza che per rendere le persone anziane pienamente e validamente attive, partecipi e solidali non sono sufficienti proclami e invocazioni, ma occorre innanzitutto rimuovere gli ostacoli che si frappongono e dare progetto alle opportunità. L'anziano risorsa da slogan può e deve diventare realtà.
 

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